Quando nel 1978 viene programmata, a cura di Paola Pallottino, la pubblicazione della storia dell’illustrazione in Italia, dal titolo “Cento anni d’illustratori”,  il primo, dei nove volumi port il titolo: “Il buttero cavalca ippogrifo. Duilio Cambellotti”. Giulio Carlo Argan, curando l’introduzione all’opera, non esita a dire che: “Cambellotti è stato indubbiamente, a cavallo dei suoi secoli, il tecnico più esperto, inventivo e geniale dell’arte italiana…” 

Il convincimento di Cambellotti che l’arte ha una precisa “missione sociale” lo conduce a vedere nell’editoria una base di diffusione fondamentale, soprattutto per l’educazione dei più piccoli scrive:


Mi avveniva di concentrare l’opera nel breve andito quadrilatero di una pagina di libro o svilupparlo nello spazio di un cartellone stradale che richiedeva l’applicazione cromatica. Il quadro aveva fatto il suo tempo. Il quadro non aveva la forza di penetrazione e tanto meno quella della diffusione che poteva essere offerta dalla stampa, dal libro. Per decorazione del libro io intendo la collaborazione dell’artista all’allestimento del volume, cominciando dalla scelta della carta e dei caratteri, alla esecuzione dei fregi e disegni, fino alla determinazione del modo più acconcio per riprodurli. Tanti sono i volumi illustrati da me. E da questo fu facile passare ad una forma di grafica più atta alla diffusione perché moltiplicabile, la xilografia”.


Dal 1898 l’artista frequenta Alessandro Marcucci, educatore e intellettuale, e la sua cerchia di amici (tra i quali Giacomo Balla); per il centenario della venuta di Dante a Roma, nel 1900, il gruppo decide di unirsi alle manifestazioni dilaganti in città: “… dappertutto si tenevano letture, si facevano conferenze e commemorazioni: volemmo anche noi fare qualcosa. Il mio buon amico Alessandro Marcucci … pensò di organizzare una serie di letture … venne molta folla ogni sera nella sala affittata in via Campomarzio, ed io ebbi l’incarico della dimostrazione grafica”.


Il vero esordio completo nell’illustrazione libraria è legato alla partecipazione al famoso, concorso indetto a Firenze dall’editore-fotografo Vittorio Alinari per illustrare una nuova edizione della Divina Commedia ,cui partecipano trentuno pittori e disegnatori di tutt’Italia. Duilio Cambellotti, che ottiene il riconoscimento del terzo premio (I Giganti per il Canto XXXI), dimostrando un talento nuovo e ampiamente al di sopra della maggioranza.


Nel 1977, il Comune di Latina, nell’abito delle iniziative per promuovere la nascita di un museo dedicato all’artista, realizza la mostra e il catalogo, Le mille e una notte, tempere di Duilio Cambellotti 1913, a cura di Paola Pallottino, presso il Palazzo della Cultura, celebrando, come prima tappa, una delle opere più conosciute e significative dell’artista. Infatti, tra il 1912 e il 1913, Cambellotti cura la veste grafica della collana Biblioteca dei ragazzi edita dall’Istituto Editoriale Italiano di Ugo Notari e, di questa collana, ne illustra per intero i volumi Nel regno dei nani di A. France, Le storie meravigliose di N. Hawthorne e Le mille e una notte, in occasione della Esposizione mondiale del libro di Lipsia (1914), curandone anche l’architettura del padiglione.


Oltre alla divina Commedia, il nostro Museo conserva una nutrita collezione di volumi illustrati e/o decorati con testatine, finalini, fregi e copertine : L’ultima fata di Cordelia (Virginia Tedeschi Treves), I racconti di sorella Orsetta di Térésah 910; così come le tavole fuori testo a colori per i rinomati titoli della “Biblioteca dei ragazzi” dell’Istituto Editoriale Italiano: Nel regno dei Nani di Anatole France, Storie meravigliose di Nathaniel Hawthorne .


Allo stesso genere per l’infanzia, del quale Cambellotti diviene uno dei più acclamati traspositori in immagini, sono ascrivibili ancora I racconti della foresta e del mare di Térésah e Ezio Maria Gray (Bemporad, 1914), o il testo di Camille Mallarmé La leggenda d’oro di Mollichina (Carabba, 1915).


Vi sono volumi dedicati alla collaborazione ufficiale di Cambellotti a opere di propaganda più o meno diretta per lo Stato, come il libro di Giuseppe Zucca La vanghetta del fante, edito nel 1916,  Venne il dì nostro e vincere bisogna, 1917, Il solco Quadrato, 1920, La sagra del medico, 1925, Il libro d’oro.  I medici italiani ai loro eroi, 1925.


Soprattutto importante resta la collezione di volumi e riviste collegati all’epocale intervento di bonifica delle paludi pontine. Cambellotti inizia, a partire dal 1911, con l’ordinamento artistico della Mostra dell’Agro Romano per l’Esposizione del Cinquantenario dell’Unità, con la progettazione della grande capanna in cui si espongono sue sculture e dipinti di Balla sulla campagna romana, ma pure, con intenti oggi diremmo etnografici, mobilio rustico intagliato dai contadini della zona. Prosegue l’anno successivo con la realizzazione grafica del Sillabario delle scuole pei contadini dell’Agro Romano e della Palude Pontina e con la decorazione – interna, con affreschi, ed esterna, con piastrelle e ceramiche policrome – delle scuole per i contadini di Torre di Fuori, Casal delle Palme, Torre Spaccata ecc. Si conferma con l’eccellente lavoro di illustrazione per il volume di Ercole Metalli Usi e costumi della campagna romana (Maglione, 1924) e con l’umile applicazione a realizzare, su testi di Alessandro Marcucci, Il Sillabario per le scuole rurali e Il libro per la II classe rurale. In piena era fascista, il “socialista umanitario” Cambellotti,  illustra il volume di Augusto Turati Una rivoluzione e un capo per la Libreria del Littorio (1927), Audacia del 1936, Italica Virtus, 1939. Tra i volumi più interessanti da lui decorati si possono citare ancora L’ipogeo del tempio della Patria (Alfieri & Lacroix, 1919), Le favole di Trilussa (Novissima, 1920), I fioretti di San Francesco, Il cantico del sole, Le considerazioni delle Stimmate (Editrice S. Francesco, Roma 1926). Si tratta di un’edizione di lusso realizzata per il settimo centenario della morte del Santo, in 1.000 copie numerate con tre tipi di legatura. Proseguendo, ecco Il capitano spaccone di Plauto nella versione di Ettore Romagnoli (D’Anna, 1928); ecco il curioso e rarissimo Saggio sulla modernità di Filippo Francesco di Castel Lentini, 100 copie numerate, con illustrazioni curiosamente di carattere futurista le 1.000 copie numerate de Il Palio di Siena di Piero Misciattelli (Novissima, 1932), Il canto della perduta luce di Feliciano Lepore, stampato nel 1937.


Sin dai primi anni del 1900, Cambellotti collabora ad illustrare riviste; a cominciare da “Italia ride” e “Fantasio”, per continuare con “L’Avanti della Domenica” e, dal 1904, con “Novissima”, fondato e diretto da Edoardo de Fonseca, il periodico è considerato prezioso e fondamentale per lo studio dell’immagine Liberty in Italia. Nell’editoria collabora con decorazioni per le collane “Biblioteca dei ragazzi”, “Gli immortali” e “Classici italiani” dell’Istituto Editoriale Italiano, per “La bibliotechina della lampada” Mondadori e per “I gioielli dell’eroica”). Né si può dimenticare ad esempio che nel 1908 è lui, nominato professore di ornato all’Istituto d’arte di Roma, a fondare e dirigere per le edizioni di Novissima la preziosa rivista “La casa”, genialmente dedicata a raccogliere idee su “estetica, decoro e governo dell’abitazione moderna”.


In questa stanza possiamo vedere documentata parte del suo enorme lavoro di produzione artistica nell’ambito dell’illustrazione italiana:


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

Genesio Turcio

Il vaticano, 1953

Presentazione di Genesio Turcio in più lingue, Tipografia Poliglotta

Vaticana – Edizione Ecclesia

Libro, Stampa tipografica su  carta n. pagg. 79, mm. 310×230


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

AA.VV.

La Decima Musa, 1920

Compilata da Vittorio Malpassuti, editore Fratelli Palombi

Rivista, Stampa tipografica su  carta n. pagg. , mm. 280×225

Cambellotti ha sempre affermato di avere scelto e preferito in arte generi e soggetti moderni: il cartellone pubblicitario e la xilografia, perché più adatti a una larga divulgazione dell’immagine e maggiore “libertà di espressione”. Questi interventi artistici gli avevano aperto la strada a manifestazioni più vicine all’anima popolare: il teatro e il cinema (vedi Stanza n. 2). In tutte le immagini usate dal nostro artista, per simboleggiare l’attività cinematografica, viene riprodotto, come in questa copertina della rivista, il nastro traforato  della  pellicola, usato  come elemento decorativo, che si svolge tra nudi o volti di donne.


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

Diego Angeli

L’Impietrito – Novella Popolare Toscana -, 1906

a cura di Edoardo De Fonseca, editore Società Editrice Nuovissima

Libro, Stampa tipografica su  carta n. pagg. , mm. 330×246

Nel 1906 all’Esposizione Internazionale del Sempione a Milano, quest’opera ottenne il Gran Diploma d’onore nella sezione dedicata al libro per ragazzi. Per i critici, gli abiti e gli ambienti illustrati da Cambellotti, documentano con esattezza il periodo più brillante del nostro Quattrocento, mentre vengono privilegiate componenti educative ed umanitarie. Ed è Edoardo de Fonseca (fondatore della Casa editrice Nuovissima e il rappresentate più autorevole dell’illustrazione liberty, a chiamare Cambellotti per attivare l’operazione, già partita dalla Gran Bretagna nel 1905, per l’editoria per l’infanzia. Con queste pubblicazioni si voleva porre rimedio a quelli che de Fonseca definiva “veri attentati di lesa maestà all’arte”, perpetrati da editori senza scrupoli che “in luogo di educare il gusto de’ bambini glielo deturpano per sempre”. La pubblicazione introduce Cambellotti nel mondo dell’editoria del libro illustrato, che lo pone a livello di figura decisiva ed innovatrice.


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

Ministero Agricoltura e delle Foreste

I^ Rassegna Ippica nazionale, 1932

Roma (Parioli)

Rivista, Stampa tipografica su  carta n. pagg. 32, mm. 295×216


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

AA.VV.

Il Secolo XX – Le donne di Terracina, 1910

Sono rappresentate le donne di Terracina, che portano sul capo i massi necessari per costruire i muri delle case. Cambellotti coglie questo sforzo delle donne, che portano sul capo aratri (La Pace), fascine, aratri, piccole bare; così come per il volume Usi e costumi della campagna romana e nella xilografia Anna Perenna (1926). Cambellotti vede nelle donne dell’agro pontino – romano le nuove vestali, con il loro ampio  manto, che sostengono pesi, come le cariatidi la trabeazione di un tempio, che ferme e imponenti emanano sacralità e si presentano come monumenti al lavoro e al sacrificio.


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

Nino Angelucci

Sottopanni, 1923

Editrice, Le Maschere

Libro, Stampa tipografica su  carta n. pagg. 160, mm. 233×167


Duilio Cambellotti

Illustrazione per il libro di:

Ministero Della Difesa Stato Maggiore Esercito

Cefalonia, 1947

a cura di Ufficio Storico, editore Tipografia Regionale

Libro, Stampa tipografica su  carta n. pagg. 30, mm. 244×170

Cambellotti rievoca il sacrificio della Divisione « Acqui » a Cefalonia. Mario Romagnoli è una dei caduti ed eroi di Cefalonia, fratello di Carlo, che è amico di Duilio Cambellotti. Cefalonia è un’isola davanti a Patrasso (Grecia). Fu occupata nel 1941 dalla divisione Acqui. Dopo l’8 settembre 1943 il presidio tedesco dell’isola intimò all’Acqui di arrendersi. Il comandante non solo rifiutò la resa, ma il 14 la intimò ai tedeschi. La risposta fu un violento attacco aereo alle postazioni italiane con una violenta offensiva di mezzi corazzati. Pur combattendo con valore, gli italiani – inferiori per armamento – il 22 chiesero la resa, dopo avere perduto 55 ufficiali e oltre 3.000 militari. I tedeschi , dopo la resa, fucilarono 4.800 soldati e 341 ufficiali.