Duilio Cambellotti
Vannini o Nitriti, 1912 – 1918
Il gesso Vannini, è un frammento di un’opera distrutta (che Mario Quesada ipotizzava potesse trattarsi del gesso Nitriti, esposto a Roma nel 1922). Dal gesso vengono eseguite tre copie in bronzo. Vi è una manifesta affinità con la prima versione della Fonte della Palude e con la xilografia su linoleum Cavalli e corvi, del 1918. La scultura, che in origine era un gruppo di cavalli interi, negli anni Venti, è stata intenzionalmente ridotta dallo stesso artista alle dimensioni attuali. Non se ne conosce l’ipotesi di utilizzazione originaria, ma il riferimento più plausibile farebbe pensare a una fontana. Interessanti è l’idea della simultaneità del movimento delle teste. Fin dagli anni Dieci l’artista suggerisce piani di osservazione innovativi, non solo frontali per l’appunto, invitando l’osservatore a una visione circolare dell’opera. In più di qualche caso tale suggerimento è stato letto come una suggestione derivatagli dalle contemporanee esperienze futuriste.
Scultura in gesso,mm. 700×550
Duilio Cambellotti
Fontana delle anfore o delle lavone, 1920 – 1921
Mascherone centrale per la “fontana delle lavone”, ideata da Cambellotti per il villino Pallottelli e mai realizzata: vi è raffigurata, con estrema stilizzazione formale, una donna che porta sul capo un’anfora per l’acqua, che nel dialetto pontino si chiama appunto lavona. Il villino Pallottelli di proprietà della figlia dell’editore Edoardo De Fonseca e di suo marito, è l’ultima costruzione progettata da Cambellotti. L’ultima di una serie che per quanto esigua e sfortunata lascia intuire il suo talento di architetto. Inoltre, nel nostro Museo è presente una nutrita documentazione relativa ad un’altra fontana, con ogni evidenza da interno, ideata da Cambellotti sempre per il villino Pallottelli. Il motivo decorativo qualificante della fontana, un motivo ad “ M “, derivante dalle esili figurette di due ragazze nude affiancate, recanti ciascuna un’anfora sulla testa, ed un’altra in comune, afferrandone le due anse, in modo da restituire il tracciato della lettera.
Scultura in gesso,Ømm. 383
Duilio Cambellotti
Le curiose, 1900
Scultura per serratura. Nel mobile, col motivo inventato per ornare serrature, sul passaggio fuori-dentro, l’artista riprende la struttura già impiegata in campo grafico, come nel bozzetto per il manifesto del Liquore Strega del 1898 – 1899. Riguardo a questo, il Museo possiede il citato bozzetto.
Scultura in gesso,mm. 65×200
Scultura in gesso,mm. 85×188
Duilio Cambellotti
Sostegno per rhyton, 1910 – 1911
Cambellotti realizza un pilastro che, nonostante la ridotta dimensione dell’insieme, monumentalizza la scultura. Compare il motivo a cuneo, caro all’artista e quello della coppia simmetrica: i due bufali appaiati sono tutt’uno con il sostegno. Per l’artista sono gli anni di passaggio dal piccolo al grande formato, raggiunti ormai quei livelli espressivi e quella padronanza tecnica che agevolmente gli permettono esiti spaziali compiuti in cui sintesi e comunicazione costituiscono il momento centrale dell’esperienza progettuale.
Scultura in gesso, mm. 325×60
Duilio Cambellotti
La Madre Terra, 1910
Volto femminile plasticato a rilievo contenuto all’interno di un timpano triangolare allusivo del tetto della casa. La Madre terra è la sintesi della “donna dell’Agro”, modellata in piani decisi e definita da profili netti. Il rilievo fa parte dell’arredo della Grande Capanna, progettata da Marcucci, (1911), insieme ai “Buoi accosciati”, le xilografie “Il Fuoco Sacro” e “Lo scheletro della capanna”, la locandina e i suoi bozzetti, il manifesto della mostra sulle Scuole dell’Agro, il “Boccale della baccante” il basamento per rython con due bufali accostati, un corno sostenuto da un ramo d’ulivo in ferro battuto, conservati presso il nostro Museo.
Scultura in gesso,mm. 205×360
Duilio Cambellotti
Stele votiva, 1932
Stele votiva per la scuola rurale” Angelo Celli” a Cagli, Comune di nascita del medico igienista e deputato. Una maternità posta al culmine della stele riprende un tema caro al nostro artista: il motivo del volto femminile con bambino e spighe di grano posto entro un tetto, viene utilizzato dall’artista anche nella copertina della rivista “La Casa”, edita da Edoardo De Fonseca . La figura, raccolta e scultorea come una cariatide, dilati il copricapo fino a formare una sorta di copertura, ingenerando una valenza quasi religiosa che evoca un tempietto, si coniuga con l’edicola che racchiude l’icona dal volto segnato nella ‘pizia’ dell’illustrazione Aneddoti e proverbi nel volume Usi e Costumi. Cambellotti è accanto ad Angelo e Anna Celli, Giovanni Cena e Alessandro Marcucci, a favore del riscatto delle popolazioni dell’Agro, per cui non poteva mancare a celebrare l’impegno di Celli nella lotta contro la malaria e l’analfabetismo.
Scultura in cera bruna, h. mm. 940
Duilio Cambellotti
Il Monumento ai Caduti di Borgo Hermada (Terracina), 1948 – 1950
Monumento ai caduti civili e militari della 2^ Guerra Mondiale. Lama di una vanga fra due mani protese verso l’alto (idea simile alla soluzione realizzata). L’artista recupera, semplificandola, la seconda ipotesi suggerita per il Monumento ai Caduti di Priverno, conferendo però una maggiore drammaticità agli elementi disposti in sequenza verticale.
Matita e China blu su carta, mm. 1228×698
Duilio Cambellotti
Il Monumento ai Caduti di Borgo Hermada (Terracina), 1948 – 1950
Monumento ai caduti civili e militari della 2^ Guerra Mondiale Idea per il monumento realizzato. Dalle prime idee architettoniche l’artista propone una soluzione più scultorea. Recuperando una delle ipotesi non realizzate per il Monumento ai Caduti di Priverno
Matita e China su carta,mm. 1050×700