La grande navata del Museo, che misura mt. 40×12 per un’altezza di 12 mt., un tempo adibita a palestra per le attività dell’O.N.B. e definita da una importante e originale copertura a capriate a vista, espone i cartoni originali preparatori del ciclo pittorico “La Redenzione dell’Agro”, predisposti da Cambellotti nel 1934 nel suo studio. I 26 pannelli, realizzati a carboncino e tecnica mista su carta pesante, sviluppano una estensione lineare di circa mt. 30, per un’altezza di mt. 2.50 e sono allestiti all’interno di un’imponente edicola/contenitore, che si alza dal pavimento per 5 metri, adatta ad accogliere i cartoni e ponderata per equilibrare la notevole altezza interna dell’ex palestra. La struttura a “ferro di cavallo” della grande edicola ripropone quasi le stesse condizioni spaziali in cui sono allestiti i pannelli definitivi dipinti per la Sala della Prefettura, anche permette la circolazione del pubblico, che può scorrere sia il fregio sia i bozzetti preparatori, che raccontano le varie fasi progettuali e creative dell’artista, partendo dal semplice schizzo al disegno dei più minuti particolari.
L’opera è un racconto pittorico, intrecciato di storia e simboli, non solo della bonifica integrale dell’Agro pontino anche del suo personale coinvolgimento emozionale con queste terre:
. . .e la campagna oltre l’agro, quella marittima e pontina … è completamente trasformata per bonifica recente. Scomparsi gli animali, ricacciati i bufali… limitata la foresta al parco del Circeo: dal pantano secolare per forza magica sorte città nuove, tracciate strade, appoderata la terra e distribuita a nuovi coltivatori, giovani d’arte e di virtù. . ..
Questo miracolo cui ho assistito, ho avuto anche la ventura di effigiare nel palazzo del Governo a Littoria . Esso ha concluso e riassunto i miei quarant’anni d’arte ispirata da questa campagna, della quale, al pari di tanti più egregi e precedenti, ho inteso la malia intensa formata di sogni primordiali, di tristezza e d’abbandono”.
Il protagonista assoluto di questa storia di azione redentrice è l’uomo rappresentato sempre con le stesse fattezze, ma diversificato nelle azioni: prima immerso nel buio della foresta primordiale, impaurito dai rami come braccia protese, che taglia il legno della foresta per costruire capanne e barche a sandalo, poi come buttero in fuga con mandrie di bufali, buoi e cavalli. Arrivano in aiuto i “militi grigi”, con vanghe e forza lavoro, che si svestono delle divise e diventato coloni conquistatori di terra, rappresentati nell’azione di dissodare la terra su cui è infisso il fascio littorio in segno di conquista della legge e dell’ordine sociale, rispetto alla precedente situazione ambientale aspra, selvaggia e mortifera. La vasta piana dell’agro pontino con la città di Littoria in costruzione si caratterizza da una rete regolare di canali e strade, tipico dell’azione fruttifera dei contadini. Tutta la scena è inondata dalla luce solare, che prima cerca spazio tra i rami della foresta come prospettiva futura, si domina la piana redenta e poi si distende sulle ondulanti groppe dei cavalli, dei buoi e dei bufali in fuga.
Cambellotti è certamente consapevole che sono state le grandi pompe idrovore a prosciugare le paludi trasformandole in terra coltivabile: ma è la componente umana che tende all’impresa di sanare le condizioni culturali, etiche e sociali di un territorio primitivo e dimenticato dal progresso civile. L’opera s’intreccia naturalmente con la storia personale di Cambellotti e il suo ventennale impegno nelle “scuole per i contadini dell’agro”. Egli aveva toccato con mano le condizioni di vita dei guitti dell’Agro e il disordine, l’infertilità e la precaria salubrità dell’aria. Redimere questo stato di cose divenne, per l’artista, un’aspirazione forte non solo a livello personale anche come responsabilità dell’artista e dell’intellettuale organico. Cambellotti certo auspicava per l’Agro pontino – romano un habitat più “umano” e civilizzato, ma rispettoso della storia e dell’indole delle genti, che fin ad allora l’avevano abitato e conservato con grande dignità e forza d’animo.