Il Museo Duilio Cambellotti di Latina è stato aperto al pubblico il 14 ottobre 2005. L’edificio scelto per accogliere le opere dell’artista non capita a caso. Denominato Ex Opera Balilla, la struttura viene realizzata nel 1932 su progetto dall’architetto Oriolo Frezzotti. Oltre ad essere un “monumento”, che documenta l’evoluzione della fondazione di Latina, rappresenta uno spazio aperto e centrale nel tessuto urbano della nostra città. Si può certo definire l’edificio con il termine “familiare”, infatti le giovani generazioni della città lo hanno frequentato con funzioni diverse nel tempo: destinata all’ assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù a Caserma GIL nel 1937; luogo di culto durante i bombardamenti alleati, che danneggiarono la Cattedrale di San Marco a rifugio per gli sfollati; da scuola elementare a palestra per le scuole e per le organizzazioni sportive locali, per divenire, negli anni ’80 ,sede distaccata del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. In virtù di questa specifica disponibilità ad accogliere ed a significare. In questo edificio, infine, venne gettato il seme progettuale dell’attuale museo.

Nel 1984, per i 50 anni della istituzione della Provincia di Latina, è stata organizzata nel capoluogo pontino una mostra antologica dedicata a Duilio Cambellotti. L’iniziativa realizzata dall’Ente Provinciale per il Turismo di Latina, dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione ha visto la fattiva collaborazione della famiglia Cambellotti. La mostra, dal titolo “ Duilio Cambellotti scultore e l’Agro Pontino” ha suscitato un profonda consapevolezza culturale circa il livello di coinvolgimento di Cambellotti quale testimone, interprete e cantore delle epiche vicende umane, legate alla fondazione della città di Latina e non solo.

Furono scelte delle opere in gesso da fondere in bronzo, per significare il legame con la terra redenta pontina – romana: I cavalli della Pianura Pontina 1910, Fonte della Palude 1912/13, La Pace 1914, Il Buttero 1919,  si colse, nelle realizzazioni di  Cambellotti, l’opportunità di costruire una simbologia di appartenenza, a favore dei nuovi abitanti per la maggior parte immigrati, necessaria per promuovere una identità condivisa. Il Comune di Latina, conscio di questa operazione culturale, favorì degli acquisti, accompagnate da importanti ed ingenti donazioni da parte della famiglia Cambellotti: “I Vannini”,  due bozzetti per la decorazione dell’”Abside della corte d’Assise del tribunale di Latina” e tre acquarelli a tempera dei bozzetti preparatori per “La redenzione dell’Agro”. La Regione Lazio donò  la fusione in bronzo della “Fonte della Palude”.

Questo primo nucleo di opere, sono state esposte all’interno della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Latina sino al trasferimento dell’attuale sede museale, che si ottenne grazie alla cartolarizzazione, operata dal Governo italiano, dell’edificio dell’Opera Nazionale Balilla, acquistata dal Comune di Latina, che, così, gettò le basi per la definitiva destinazione dell’importante edificio di fondazione: ossia di un Museo dedicato all’artista Duilio Cambellotti. Il lavoro di restauro, affidato all’architetto Ziliotto, che, in funzione delle esigenze temporanee del periodo e della consistenza delle opere, ottimizzò l’edificio, pensando a sistemare l’ampia sala dell’ex palestra come un libro aperto, grazie alla grande bacheca absidale, pronto a raccontare, cartone dopo cartone e bozzetto dopo bozzetto, la redenzione dell’Agro Pontino e la nascita della città di Latina, come solo Cambellotti ha saputo raccontare.

Prima dell’inaugurazione del 2005, gli eredi di Cambellotti donano altre opere e, a seguire, si sono aggiunte donazioni  provenienti da diversi fondi privati: come gli Amici dei Musei della città di Latina, il Rotary Club e la Sezione di Latina dell’Associazione Nazionale Forense.  Nel primo allestimento, oltre ai cartoni preparatori della “Redenzione dell’Agro”, particolare rilievo veniva dato alla scultura della “Fonte della Palude”.  Accanto all’unico esemplare in bronzo fuso solo nel 1984, era possibile vedere le testimonianze della lunga elaborazione dell’opera. Il nostro museo conserva un disegno acquerellato del 1912, che poneva i cavalli al centro di una vasca nell’atto di abbeverarsi. La fonte, come sappiamo, non venne realizzata.

Il progetto venne ripreso nel 1933, grazie all’interessamento di Oriolo Frezzotti, impegnato a progettare la nascita delle nuove città. Ad esempio ritroviamo l’opera ad abbellire e significare la piazza antistante il Municipio di Pontinia. Scrive Cambellotti: “La fonte il cui modello è stato attuato da me […] potrebbe attuarsi in pietra di Viterbo. Reputo la grandezza giusta di esecuzione del gruppo un cubo presso a poco di quattro metri di lato […] l’ammontare probabile per l’attuazione di detto lavoro è di lire sessanta mila.”.  L’opera, che l’artista avrebbe voluto costruire in marmo, venne presentata nel 1933 per la Fiera di Tripoli, in vari schizzi su carta millimetrata, si ipotizzava per la vasca una risoluzione architettonica di forma sia quadrata che circolare.

Il museo Cambellotti, sin dall’inizio, si è preoccupato di offrire ai cittadini l’opportunità di conoscere, certo il suo valore internazionale d’artista, anche il suo legame con il territorio pontino (Monumenti ai caduti di Terracina, Borgo Hermada, Priverno), arricchendola di opere che ne coglievano il carattere e l’identità.  Adesso è il momento di pensare a nuovi progetti e a sostanziare, vista la definitiva consacrazione del Museo a centro di produzione culturale non solo della città di Latina, anche della terra pontino – romano. Il museo Cambellotti, oggi, è consapevole di svolgere un nuovo ruolo, rispetto al semplice contenitore di belle opere, che raccontavano come era la palude cento anni fa, piuttosto divenire struttura viva, flessibile, dinamica, capace di evolversi per stimolare, sviluppare e integrare i nuovi linguaggi e le nuove tendenze dell’epoca digitale.

Questo nuovo indirizzo non è fino a se stesso, ma è anche indirizzato alle attività di pianificazione, organizzazione, valorizzazione e promozione della nuova offerta turistico culturale territoriale, attraverso l’ampliamento e una più diffusa fruizione del Centro di Documentazione territoriale, che, in modalità fisica o digitale, raccoglie, organizza e sviluppa modalità innovative di narrazione e fruizione del patrimonio culturale territoriale. Il Museo entra in rete come soggetto di relazioni non competitive ma di libero scambio di risorse culturali e di civici valori condivisi.